La natura da sempre pratica ciò che il genere umano chiama “economia circolare”, è semplicemente questione di sopravvivenza. La scorsa settimana ho avuto l’occasione di rifletterci quando ho messo a dimora in castagneto nove giovani piante di marroni.

Questo inizio di settembre è stato piovoso e perciò propizio per nuove piantumazioni. Le ho piantate all’ombra dei secolari dai quali, a febbraio, sono state staccate le giovani marze. Il vivaista le ha poi innestate in primavera, rinnovate promesse per nuovi alberi e frutti. Rametti che un occhio inesperto avrebbe potato, sono invece il nuovo giro di ruota, economia circolare diremmo, o meglio ancora la vita che rinnova se stessa. Ma che fatica a comprenderlo, siamo convinti che la vita delle persone abbia regole differenti, esigenze differenti e di conseguenza comportamenti differenti. Ancora una volta la natura, con i suoi tempi e le sue cadenze mi ha raccontato una storia differente.

È giunto il momento della raccolta, ogni anno penso a come organizzare la filiera perché occorre preparare tutto ciò che serve per selezionare, conservare e conferire il frutto raccolto. Ogni anno il prodotto migliora ed aumenta in quantità, è segno delle stagioni favorevoli che si stanno susseguendo e che il lavoro di recupero del castagneto sta andando nella giusta direzione. Lo scorso anno non è stato sufficiente lo spazio che avevo predisposto nel luogo scelto per l’asciugatura così ho assemblato alcuni pallet abbandonati in un cantiere e vecchi pali, anch’essi scarti di cantiere. Dopo averli levigati, liberati dai chiodi arrugginiti e tagliati a misura, sono diventati solidi supporti che adesso sostengono la struttura in pallet su tre livelli che renderà più agevole l’asciugatura dei marroni.

Ho imparato che se mi ingegno e mi regalo il tempo per osservare la natura posso pensare circolare e agire circolare. È questione di sopravvivenza, appunto.